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Constraints-led approch

Il calcio è molto semplice: bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due.

Al fine di preparare le proprie squadre secondo i personali principi di gioco, ogni allenatore, al pari del sopra citato tecnico juventino Massimiliano Allegri, propone all’interno delle proprie proposte di allenamento esercitazioni che altro non sono che variazioni del modello prestativo del Gioco. In alcune circostanze ci si concentra principalmente su situazioni a spazi e numeri ridotti (small sided games), altre volte si mantengono numeri e spazi più elevati modificando le regole di gioco per creare un incentivo o un vincolo per il miglioramento, in altri casi ancora si isola un singolo aspetto per stimolare tendenze di comportamento individuali. Ciò che dovrebbe essere indiscutibilmente condiviso, a prescindere dal tipo di mezzo allenante scelto, è il fatto che ogni tipo di modifica dovrebbe derivare dalla macro situazione di gara e che la scelta dei vincoli che utilizziamo influisce in maniera determinate sull’apprendimento desiderato, nel bene o nel male.

L’apprendimento e la pedagogia non lineare.

La non linearità dell’apprendimento è un concetto chiave della teoria dei sistemi dinamici. La pedagogia non lineare si basa sui concetti e sulle idee della psicologia ecologica e può essere definita come il risultato del processo di interazione fra giocatore, compito ed ambiente. I sostenitori di un approccio pedagogico non lineare sostengono dunque concetti chiave come la reciprocità fra esecutore ed ambiente, lo stretto rapporto fra percezione ed azione e la natura non lineare dei sistemi che sono costituiti da molti componenti interagenti che si muovono tra fasi di stabilità ed instabilità attraverso processi di autorganizzazione.

Essendo che lo sviluppo non lineare si basa dunque sulle interazioni costanti individuo-ambiente e sulle decisioni che l’allievo compie condizionato dal suo grado di esperienza (si veda il prossimo paragrafo sulle affordances) è evidente che piccoli cambiamenti ai vincoli strutturali o funzionali dell’ambiente durante i contesti di apprendimento, possono causare cambiamenti significativi nei modelli di apprendimento.

Affordances e le interazioni con l’ambiente

Le affordances sono definibili come le opportunità pratiche che un oggetto, una superficie o un luogo “offrono” per essere manipolate (Jerome Gibson). Queste opportunità dipendono dall’esperienza pregressa del soggetto. Lo stesso oggetto o il medesimo ambiente possono dunque fornire opportunità differenti a diversi soggetti. E’ dunque l’ambiente, e i dati che ne provengono, che guida l’azione e suggerisce al soggetto cosa fare, secondo un rapporto dinamico circolare che vede il comportamento dell’individuo modificare a sua volta l’ambiente stesso (teoria ecologica dell’allenamento).

Ogni comportamento è dunque generato dalla relazione tra l’organismo e le possibilità fornite dall’ambiente che il soggetto è in grado di cogliere. Maggiore è il tempo che dedichiamo allo sviluppo di una determinata attività (nello specifico del gioco del calcio, potrebbe essere visto come il rapporto giocatore-palla), maggiore sarà lo sviluppo delle possibilità di azione (le affordances codificate).

I vincoli. Che cosa sono?

I vincoli sono stati definiti come confini che modellano l’emergere del comportamento da un sistema di movimento che cerca uno stato stabile di organizzazione (Newell, 1986). Tali vincoli, in virtù dei principi costituenti i sistemi complessi, possono modellare l’emergere di differenti modelli di movimento, cognitivi e decisionali. 

Lo stesso Newell ha classificato i vincoli in 3 categorie: 

  • i vincoli che si riferiscono alle caratteristiche strutturali e funzionali degli atleti
  • i vincoli ambientali, riferiti a fattori fisici dell’ambiente
  • i vincoli delle esercitazioni, che risultano quelli di maggiore importanza a causa della loro importanza nell’apprendimento. 

I vincoli svolgono un ruolo fondamentale nell’influenzare le intenzioni degli atleti e sono aperti alla manipolazione all’interno dell’ambito didattico. Come allenatori dobbiamo essere sempre molto consapevoli della situazione, del contesto e dei vincoli che stiamo creando. In un allenamento finalizzato alla ricerca del gioco in ampiezza, per esempio, la larghezza del campo rappresenta una tipologia di vincoli che può essere modellata per incoraggiare l’emergere della soluzione desiderata. Personalmente quest’anno, per far comprendere i vantaggi e le possibilità che un posizionamento in ampiezza potevano garantire durante la nostra fase offensiva, ho volutamente proposto esercitazioni con sviluppi offensivi in un campo di dimensioni piuttosto ridotte (in larghezza). Il fatto di aver tolto loro la possibilità di giocare in ampiezza, rendendo la giocata verso l’esterno facilmente pressabile, mi ha aiutato a sottolineare e far comprendere quanto fosse utile un utilizzo migliore degli spazi esterni del campo, senza “farsi portare via dalla palla” creando una zona centrale troppo densa e con poco spazio. Togliere l’ampiezza per far comprendere loro l’importanza dell’ampiezza.

Ritengo infatti che un aspetto fondamentale di un approccio guidato dai vincoli sia la comprensione del perchè questi vincoli vengono introdotti. Molto spesso vengono effettuate esercitazioni con limiti di tocchi, per esempio. Io stesso ne ho svolte di innumerevoli nel mio percorso formativo da calciatore, il più delle volte, se non sempre, senza che mi venisse spiegato il pensiero e l’obiettivo dietro quel vincolo. Ma se chiediamo ai nostri giocatori di giocare a due tocchi senza spiegare loro il perchè gli stiamo chiedendo di farlo, stanno davvero imparando? Se per esempio, non spieghiamo loro di aver introdotto questo vincolo per allenare i tempi di pressione sul portatore avversario, o la postura in fase di ricezione, staranno davvero allenando questi concetti? Certo, possono imparare dal gioco, ma l’allenatore ha il dovere di rafforzare in loro l’apprendimento o il rischio sarà quello ndi non creare un adattamento, vedendo il giocatore tornare ai vecchi metodi (e/o errori) una volta che il vincolo viene rimosso.

L'aspetto della conoscenza del "come" e del "perchè" sono di vitale importanza nel coaching.

Quando si allena e si cerca di approfondire la comprensione del Gioco dei nostri giocatori, è importante capire che tipo di conoscenza del contesto specifico che si sta allenando si vuole che i giocatori acquisiscano.

Selezione dei vincoli adeguati.

Detto dell’importanza del “perchè” concentriamoci ora su quella del “come”. L’allenatore deve essere consapevole della differenza che la progettazione di una sua proposta possono comportare. Un’esercitazione in cui per fare gol bisogna passare da un lato all’altro del campo con una combinazione esterno-esterno è differente da un’altra in cui il gol con combinazione esterno-esterno vale doppio. Entrambe hanno tipi di vincoli diversi che presuppongono differenti sviluppi, interpretazioni, scelte e spetta al coach selezionare abilmente il vincolo appropriato in maniera tale da risultare efficaci al miglioramento di un determinato aspetto.

Un altro aspetto da tenere in considerazione quando scegliamo regole e vincoli nelle nostre esercitazioni è rappresentato dai principi di gioco che intendiamo implementare. Supponiamo di voler allenare la pressione alta e coordinata dei nostri tre attaccanti (squadra bianca) durante una fase di costruzione dal basso 4 + portiere dei nostri avversari (squadra gialla)  in uno spazio di gioco che misura approssimativamente 50 metri di ampiezza x 25 di profondità, con il solo obbiettivo per la squadra rossa di mantenere il possesso, effettuando un punto ogni 5 passaggi. Con questo vincolo potremmo lavorare inconsapevolmente contro altri principi del gioco e/o dell’allenatore: in partita infatti, uno dei giocatori della squadra in costruzione potrebbe effettuare un passaggio verso uno dei centrocampisti, effettuare un lancio per uno degli attaccanti, oppure ancora avanzare in conduzione attaccante uno spazio libero davanti a sè. Il che andrebbe conseguentemente ad influire in maniera diretta sulla modalità di pressione degli attaccanti. Provate con il vostro gruppo di lavoro. Se lasciate i giocatori liberi di muoversi ed interpretare i vincoli che avete adottato sono sicuro che vedrete con i vostri occhi la differenza di intensità di pressione portata che l’adattamento che permette loro di effettuare una giocata in avanti comporta.

...è molto differente rispetto a come sarebbe se la allenassimo dando alla squadra gialla la possibilità di segnare in una delle porticine nella propria metà campo (i centrocampisti, il gol vale X punti), o in una nella metà campo offensiva (i 3 attaccanti, il gol vale Y punti) o di avanzare in conduzione oltre la linea di meta (N punti). Anche il valore del punteggio avrà una rilevanza fondamentale e sarà direttamente proporzionale al comportamento che vogliamo sviluppare nei nostri giocatori. (Per esempio se prediligiamo una squadra che costruisce con passaggi brevi e veloci, la giocata con gol nelle 3 porte nella metà campo avversaria avrà il punteggio minore).
Allenare la prima pressione degli attaccanti con questo 4+portiere contro 3, con vincolo per la squadra gialla di effettuare 5 passaggi per segnare un punto e rimanendo all'interno dello spazio disegnato...
La comunicazione dell’allenatore

Un ulteriore aspetto del vincolo che ritengo valga la pena sottolineare e, seppur brevemente, menzionare e trattare è legato alle istruzioni dell’allenatore. In sede di spiegazione dell’esercitazione queste giocano un ruolo molto importante nel determinare come un atleta tenterà di raggiungere l’obiettivo prefissato, perchè queste condizioneranno in qualche maniera i movimenti che gli atleti produrranno durante lo svolgimento del compito. Le istruzioni possono fungere da limitatori delle prestazioni e scoraggiare i giocatori nell’esplorare le diverse soluzioni di movimento ed è per questo che anche nell’illustrazione dello svolgimento della proposta la quantità e la natura delle nostre parole deve essere misurata con molta cura dall’allenatore, limitandosi il più delle volte (o sempre?) ai soli obiettivi e/o vincoli principali, senza addentrarsi nel campo relativo alla risoluzione del problema.

Oltre ad un’abile progettazione della sessione, è dunque imperativo che l’allenatore sappia utilizzare una comunicazione non invadente ed induttiva, ma ponendo le domande che consentano ai giocatori di trovare le proprie soluzioni, senza influenzare il loro processo decisionale.

Altri esempi pratici

Rondo 6 contro 3

Prendiamo l’esempio di un rondo 6 contro 3. Spesso in questi tipi di proposte quello che si vede è un semplice interscambio fra il giocatore “attaccante” che ha perso palla che andrà all’interno dello spazio di lavoro per effettuare un nuovo intercetto e il “difendente” che ha conquistato il possesso che si posiziona invece lungo il perimetro. Sebbene questo possa essere un esercizio semplice e divertente, elimina completamente le transizioni che, invece, il gioco presuppone. In questa maniera quindi stiamo in un certo senso incoraggiando un tipo di comportamento indesiderato e molto lontano dal modello prestativo.

Variazioni attraverso le regole

Come possiamo dunque eliminare questo aspetto e avvicinare la proposta alla gara per renderlo maggiormente allenante? Un vincolo potrebbe essere rappresentato dall’obbligo del difendente di dover portare la palla oltre uno dei lati in cui erano posizionati gli attaccanti per poter abbandonare la posizione di difendente. In questo modo andremmo sicuramente ad aggiungere un momento di transizione, ma questa sarebbe sufficiente o saremmo ancora in un tipo di situazione non realistico? Non andremmo ad incoraggiare un tipo di pressione troppo concentrata sul portatore?

Ecco che dunque alcuni vincoli che riescano a rispettare tutti gli aspetti del gioco potrebbero essere i seguenti:

  1. Il giocatore all’interno conquista palla e ha la possibilità di segnare in una delle porticine poste dietro a ciascun lato del perimetro del rondo (4 in caso di rettangolo o quadrato, 5 per pentagono, 6 esagono…)
  2. Il giocatore all’interno conquista palla e, oltre alla scelta sopra descritta, può avere la possibilità di attaccare uno dei lati del perimetro collaborando con un compagno. In caso di meta conquistata entrambi i giocatori difendenti che hanno sviluppato l’azione diventano attaccanti.
  3. Oltre alla due scelte precedenti, i 3 difendenti hanno la possibilità di mantenere la palla dentro al perimetro. Se tutti e tre toccano il pallone prima che gli attaccanti recuperino in transizione, tutti e tre diventeranno attaccanti.

Dal 2 contro 3 al 5 contro 4 

Questa è una esercitazione ispirata ed adattata da alcune proposte esercitative simili nella forma ma con il medesimo obiettivo. Si parte da una micro situazione di 2 contro 3, con obiettivo gol nella porticina a centrocampo per la squadra in inferiorità numerica (bianchi), recupero e transizione per la squadra in superiorità (gialli). Il focus alla base di questo esercizio è quello di lavorare su una fase di transizione positiva favorendo una situazione di contropiede veloce attraverso una giocata in verticale per sfruttare la situazione di superiorità numerica. Tuttavia, per favorire un maggior numero di ripetizioni, alcune volte è stato incoraggiato un comportamento sfavorevole ai 2 giocatori bianchi durante il 2 contro 3, in alcuni casi anche chiedendo loro di cedere volontariamente il pallone ai 3 gialli senza possibilità di reazione per non compromettere la ripetizione offensiva. Tuttavia questo tipo di vincolo impedisce ai nostri giocatori di compiere un’azione desiderata, sia essa di pressione immediata piuttosto che di ripiegamento immediato dietro la linea della palla.

Variazioni attravero le regole

Nel 2 contro 3 l’obiettivo dei 2 attaccanti è quello di segnare nella porticina, se la palla viene persa la si può riconquistare immediatamente in contropressione (se questo è un principio cardine dell’allenatore il gol in seguito a contropressione potrebbe valere doppio, in maniera tale da evidenziare e favorire questo tipo di comportamento) oppure si può ripiegare dietro la linea della palla difendendo in sitauzione di 4+portiere contro 5. I 3 attaccanti gialli, una volta conquistata palla, possono invece uscire dal primo settore attraverso un passaggio diretto verso uno dei due giocatori nel settore offensivo, con un dribbling o con una combinazione di passaggi fra di loro (come abbiamo visto nella proposta precedente del rondo 6 contro 3). 

 

 

Conclusione

Lo scopo di questo articolo è stato quello di fornire un’introduzione ad alcuni concetti sulla teoria dell’apprendimento e in particolare quelli strettamente legati ai vincoli e ai diversi progetti di esercitazione, ma anche e soprattutto aprire una discussione sull’utilizzo degli stessi: come dovrebbero essere? Quali caratteristiche devono avere? Inoltre, punto focale di questo breve elaborato è quello di fornire un’euristica molto semplice: non dobbiamo imporre (attraverso i vincoli) principi che siano in controtendenza con quelli del gioco. I vincoli dunque, in quanto strumento di coaching a disposizione dell’allenatore, devono essere sempre utilizzati in maniera tale che risultino di supporto per l’apprendimento, ed è nostro dovere di allenatori trovare le soluzioni adatte affinchè ciò avvenga.

Bibliografia
  • Ian Renshaw, Jia Yi Chow, Keith Davids e John Hammond – “A constraints-led perspective to understanding skill acquisition and game play: A basis for integration of motor learning theory and physical education praxis?
  • Carlos Humberto Almeida, Antonio Paulo Ferreira e Anna Volossovitch – “Manipulating task constraints in small-sided soccer games: Performance analysis and practical implications
  • Williams, A.M & Hodges, N.J. – “Practice, instruction and skill acquisition: Challenging tradition – Journal of Sport Sciences
  • Claudio Albertini  – “Allenare il giocatore scegliente”
  • Spielverlagerung.com – “How (not) to constrain your principles