TEMPO DI LETTURA 8 MIN.

Chi tardi arriva male alloggia

Nel mondo del calcio, l’abilità, il talento e la determinazione di un giocatore sono spesso considerati fattori determinanti per il successo. Tuttavia, c’è un elemento nascosto che può avere un impatto significativo sullo sviluppo di un calciatore: l’effetto dell’età relativa (RAE – Relative Age Effects).

Ma cosa si intende esattamente per RAE?

I RAE sono una tendenza osservata in vari settori, inclusa l’educazione e lo sport, in cui le persone nate all’inizio di un determinato periodo (ad esempio l’anno solare) sembrano avere un vantaggio competitivo rispetto a coloro che sono nati più tardi nello stesso periodo. Nel contesto del calcio giovanile, ciò si traduce nel fatto che i bambini nati nei primi mesi dell’anno accademico (da gennaio a marzo) sono spesso selezionati in modo sproporzionato rispetto ai loro coetanei nati più tardi nell’anno (da ottobre a dicembre).

Alcune evidenze scientifiche

Un primo studio sul RAE è stato pubblicato nel 1985 da Barnsley e Thompson nell’hockey su ghiaccio nordamericano. Da allora, il RAE è stato dimostrato in molti altri sport in tutti i continenti. Svolgendo qualche ricerca è possibile trovare diverse evidenze scientifiche che lo dimostrano. Nel grafico a colonne qui sotto, per esempio, vengono segnati in rosa il numero (in milioni) di nascite avvenute nei 27 paesi dell’Unione Europea fra l’anno 2000 e l’anno 2009. Come si può notare si tratta di una distribuzione delle nascite, mese per mese, abbastanza omogenea. Assolutamente differente, invece, la divisione evidenziata dalle colonne azzurre, che mostrano la distribuzione dei mesi di nascita di tutti i giocatori delle squadre nazionali qualificate agli europei U17, U19 e U21 del biennio 2010/11.

Anche un successivo studio (A.Işın-T.Melekoğlu, 2020) sulla coppa del mondo U17 del 2017 ha mostrato che il la metà (49.5%) di tutti i giocatori convocati dalle nazioni europee è nato nel primo trimestre dell’anno, mentre il restante 50.5% è nato nel periodo da aprile a dicembre.

Il successivo Europeo U17 del 2019 ha confermato questa tendenza. Il 47% dei giocatori convocati nati nel 2002 sono del primo trimestre, mentre solamente il 6% è nato nel periodo fra ottobre e dicembre. Ancora più specie fa osservare il grafico a colonna che mostra il numero totale di giocatori convocati dalle varie nazionali divisi per mese di nascita: 57 giocatori nati nel solo mese di gennaio, 54 a febbraio. Per arrivare ad un numero simile (55) è necessario sommare i convocati nati nei mesi di agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre.

Curioso poi osservare come l’Olanda, squadra vincitrice di quell’edizione del campionato europeo sia la nazionale con il più elevato numero di giocatori nati fra gennaio e marzo (15, linea blu), l’Italia vicecampione la seconda (12), mentre l’Ungheria – squadra ‘più giovane’ del torneo – eliminata agli ottavi dalla Spagna dopo i calci di rigori, si è presentata con il minor numero di giocatori nati nel primo trimestre di tutta la competizione.

1. Le cause dell’effetto dell’età relativa

Stabilito che esistono prove concrete dell’esistenza di questo problema, prima ancora di poter elaborare qualsiasi tipo di contromisura, è necessario identificare le cause dell’emergere del RAE.

Sempre Barnsley e Thompson (1985) sospettavano che la ragione principale fosse che i giocatori più anziani sono più avanzati da un punto di vista temporale nel loro sviluppo fisico e mentale e pertanto vengo  avvantaggiati nelle selezioni per le squadre ad alte prestazioni. Solo pochi mesi nell’adolescenza possono significare differenze decisive nella struttura muscolare e nello sviluppo neuronale, e in definitiva anche nel gioco e nell’esperienza di vita.

Se si confronta un giocatore nato il 01/01 con un giocatore nato il 31/12 dello stesso anno, per esempio, ci sono 364 giorni tra i due. All’età di dieci anni, questa differenza equivale a un decimo dell’esperienza di vita. Naturalmente quindi a causa di questa differenza i bambini/ragazzi nati nei primi mesi dell’anno possono avere un vantaggio fisico temporaneo rispetto ai loro coetanei più giovani. In età giovanile, anche una piccola differenza di età può portare a differenze significative in altezza, forza e coordinazione.

L’età relativa può influenzare anche la maturità cognitiva e emotiva. I più “adulti” possono essere leggermente più maturi dal punto di vista emotivo e sociale rispetto ai loro coetanei più giovani, il che può riflettersi positivamente nella loro capacità di interagire con l’ambiente e risultare, in quel momento, più performanti. 

Quanto appena descritto porta poi ad un altro problema, anch’esso causa dell’effetto dell’età relativa: quello della selezione precoce. Nei programmi di formazione giovanile, i talenti vengono spesso individuati in età molto giovane. I modelli di gioco degli ambienti selezionati sono spesso incentrati sull’intensità, ed è in questo contesto che i giocatori più anziani presumibilmente funzionano meglio, soprattutto da un punto di vista fisico. Se il successo di affermarsi nelle situazioni dipende solo da come un giocatore può “rifornirsi” fisicamente, è ovvio che la qualità delle decisioni perde di importanza.

E poichè troppo spesso gli allenatori giovanili tendono a valutare i giocatori come talenti (momentanei) sulla base di caratteristiche fisiche superficiali, diventa chiaro che al successo viene data maggiore importanza rispetto allo sviluppo dei giocatori.

2. Gli effetti 

Gli atleti che si trovano all’estremità più giovane dell’età relativa possono dunque trovarsi ad affrontare sfide talvolta significative. Se i giocatori più anziani sono più spesso classificati come “migliori” semplicemente a causa della loro superiorità fisica, c’è un alto rischio che gli atleti più piccoli ma possibilmente più talentuosi vengano trascurati o ignorati. Le conseguenze di ciò si fanno sentire nel lungo termine.

Per esempio, i giovani calciatori trascurati a causa dei RAE potrebbero sviluppare una bassa autostima e una mancanza di fiducia nelle proprie capacità, portandoli a rinunciare allo sport prima di poter dimostrare il loro vero potenziale.

Inoltre, i giocatori nati più tardi nell’anno potrebbero essere trascurati o sottovalutati a causa dei RAE. Questo potrebbe portare alla perdita di talenti nascosti che avrebbero potuto avere successo con il giusto supporto e sviluppo.

2.1 L’effetto Matthew, ovvero il vantaggio cumulato

Nel mondo affascinante e competitivo del calcio giovanile, l’effetto Matthew emerge con forza, delineando un quadro di disparità che può avere impatti duraturi sulle carriere dei giovani calciatori promettenti. Questo fenomeno, ispirato dalla citazione biblica “Poiché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.” (Vangelo secondo Matteo 25:29), si manifesta in modo evidente nel settore della formazione dei giovani calciatori, contribuendo alla creazione di un divario tra i talenti precoci.

Nel contesto della formazione dei giovani calciatori, l’effetto Matthew riflette la realtà in cui i giocatori che già mostrano abilità e talento a un’età precoce sono favoriti rispetto ai loro coetanei meno dotati. Questo vantaggio iniziale si traduce in un ciclo autoperpetuante, in cui i giovani talenti precoci sono forniti di risorse e opportunità supplementari, mentre coloro che faticano a emergere si trovano in una posizione svantaggiata.

Tradotto in forma pratica, i giocatori classificati come “migliori” ottengono più tempo di gioco e possono quindi acquisire più esperienza, il che spinge ulteriormente il loro vantaggio di sviluppo, mentre i loro compagni più giovani cadono nel dimenticatoio. Ricevono meno minuti di gioco e nessun supporto speciale, il che significa che le loro prestazioni sono stagnanti o addirittura in declino. Alla fine, vengono lasciati indietro.

Un esempio pratico: lo stesso Guardiola ha parlato, ad esempio, del fatto che non sarebbe diventato un professionista in nessun’altra accademia giovanile oltre al Barcellona sotto l’influenza di Cruijff in quel momento. Lui stesso sospetta che probabilmente avrebbe giocato in terza o quarta divisione.

 

3. Percorso di transizione nell’ambito del Club Italia: dalle selezioni giovanili alla Nazionale A.

Un recentissimo studio pubblicato il 18 Luglio 2023, ha incluso i dati di 885 giocatori selezionati nelle nazionali giovanili e senior italiane tra il 2000 e il 2021. Per ogni giocatore è stata considerata la data di nascita e il numero di selezione in Under 16, 17, 19, 21 e senior. Il risultato dell’analisi invitano ad una attenta riflessione: 

“Il talento e il processo di sviluppo del calcio dovrebbero considerare che meno del 20% dei giocatori già selezionati nelle squadre giovanili raggiungono un livello elevato durante la loro carriera da senior. Ciò implica la necessità di esplorare approcci alternativi all’identificazione e allo sviluppo dei talenti. In pratica, è necessario costruire un’aspettativa più realistica per i futuri attori dello sviluppo non solo sulla base di prestazioni concorrenti ma su una prospettiva a lungo termine.
” I risultati attuali indicano che le strategie di selezione per le squadre nazionali giovanili sono potenzialmente fuorvianti. Ciò può creare lacune nei percorsi di sviluppo degli atleti, compromettendo futuri esiti positivi di carriera per giocatori selezionati e non selezionati. Ancora una volta, questo divario può essere creato dall’età cronologica dei giocatori, che sembra influenzare il processo di selezione nelle fasi giovanili ma viene trascurata quando la selezione viene completata durante l’età adulta. Pertanto, le politiche dovrebbero considerare la data di nascita nella complessità dei processi di identificazione e sviluppo. Considerando i risultati di questa analisi, le federazioni nazionali dovrebbero riflettere sui percorsi delle loro nazionali giovanili e forse diversificare gli investimenti sostanziali per garantire che i giocatori con il potenziale per rappresentare la squadra maggiore non siano trascurati a livello giovanile. “

Concretizzando il concetto in numeri, l’analisi prospettica ha evidenziato che solamente il 9% dei ragazzi selezionati nella nazionali U15, e il 15% di quelli convocati in U16, si sono poi uniti anche alla nazionale maggiore in età adulta.

La combinazione dell’analisi prospettica e retrospettiva ha mostrato che le strategie di selezione adottate a livello giovanile erano legate alla determinazione del parco giocatori delle nazionali maggiori solo a partire dalla selezione dell’U19. Evidentemente, i giocatori che entrano a far parte delle squadre nazionali juniores sono stati selezionati per vincere le competizioni junior invece di offrire esperienze internazionali per la futura generazione di giocatori nazionali senior, cosa che ci si aspetta con le richieste di tali squadre per partecipare a competizioni internazionali.

4. Possibili soluzioni al RAE: il modello svizzero

In Svizzera, la federazione ha sviluppato i propri strumenti di selezione per valutare meglio il potenziale dei giovani atleti. L’attenzione non è rivolta ai risultati agonistici raggiunti, ma alla capacità di sviluppo degli atleti. Per poter progettare uno strumento il più valido possibile per la previsione delle prestazioni e dello sviluppo dei talenti, la federazione ha condotto colloqui con esperti, con allenatori e dirigenti giovanili oltre ad aver svolto ricerche bibliografiche complete sul tema “identificazione, selezione e sviluppo dei talenti”.

Su questa base, è stato sviluppato lo strumento del PISTE (Prognostic Integrative Systematic Coach Assessment), con l’aiuto del quale viene determinato il potenziale di sviluppo dei giovani giocatori.

Lo strumento nazionale di selezione dei talenti comprende sei principali criteri di valutazione ed una serie di sottocomponenti.

1. Valutazione effettiva della performance

Utilizzare i semplici risultati delle competizioni come unico criterio di selezione dei talenti è altamente problematico a causa delle difficoltà associate allo sviluppo biologico. Oltre ai risultati finali della competizione, gli allenatori vengono incoraggiati a considerare sistematicamente ulteriori criteri aggiuntivi. Le griglie di osservazione della competizione possono consentire di intraprendere una valutazione più orientata al compito dell’atleta considerando fattori psicosociali (ad es. capacità di concentrazione, atteggiamento positivo), tecnici (ad es. abilità motorie specifiche) o tattici (ad es. capacità di anticipazione e decisionali)

2. Test delle prestazioni

I test di abilità fisica motoria generale hanno il loro posto nella selezione dei talenti, specialmente negli sport che dipendono in gran parte dagli elementi fisiologici. Tuttavia, isolatamente, questi test rimangono inadatti ai fini della selezione in sport tecnicamente impegnativi in ​​cui le prestazioni specifiche dello sport sono ritenute più rilevanti. A titolo di esempio, le prestazioni degli sciatori alpini svizzeri vengono regolarmente e sistematicamente valutate dagli allenatori utilizzando vari criteri come la tempistica dei movimenti, la dinamica della posizione del corpo, la distribuzione della pressione e il flusso di movimento. Allo stesso modo, negli sport di squadra, si raccomandano forme standardizzate di situazioni di gioco rilevanti per valutare le abilità tecniche e tattiche, inclusi elementi legati alla creatività e all’intelligenza di gioco.

3. Sviluppo delle prestazioni nel lungo periodo

Questi criteri possono essere valutati osservando e catalogando lo sviluppo delle prestazioni in gara e i risultati dei test delle prestazioni in un periodo di tempo definito

4. Fattori psicologici dell’atleta

Tra gli altri, la motivazione è considerata uno dei fattori psicologici chiave nelle prestazioni sportive d’élite. Le tendenze comportamentali motivazionali (speranza di successo/paura di fallire) e la definizione degli obiettivi (attività e orientamento competitivo) sono di particolare importanza nel profilo PISTE. Differenti tipi di questionari vengono utilizzati, per aiutare a valutare se la “speranza di successo” e gli alti livelli di “compito” e la motivazione alla “competizione” prevalgono nei giovani atleti.

5. Compilazione di una biografia dell’atleta

la quale deve comprendere alcuni voci come

  • resilienza fisica e psicologica del bambino 
  • incidenza dei fattori ambientali (genitori, allenatori, ambiente di allenamento, condizioni scolastiche, aspetti finanziari…)
  • fattori antropometrici
  • sforzo di allenamento
  • sviluppo biologico (a sua volta suddiviso in due sottocategorie: maturazione biologica ed età relativa)

L’inclusione delle valutazioni degli allenatori come metodo di valutazione è ovvia, ma non priva di difficoltà, specialmente negli sport di gioco complessi e di squadra come il calcio. In tali sport, a causa dell’aciclicità, della complessità e della dinamica del sistema, ci sono molte richieste in termini di tecnica, tattica e condizione. Ciò rende difficile valutare validamente le prestazioni. Soprattutto perché un gran numero di giocatori deve essere valutato individualmente e reciprocamente tra loro, il che è difficile da realizzare da soli per uno o due allenatori. Occorre pertanto sviluppare strumenti adeguati per garantire la valutazione più completa e obiettiva possibile (cfr. 4.1.4).

A causa degli innumerevoli fattori che influenzano lo sviluppo psicosociale e fisico di bambini e adolescenti, è quasi impossibile prevedere come i giovani talenti si svilupperanno in futuro. Solo con l’età e l’osservazione a lungo termine la prognosi diventa più accurata. 

Sulla base di PISTE, l’Associazione Svizzera di Football ha sviluppato lo strumento di supporto e scouting FOOTECO (Football Technique Coordination) appositamente per le fasce di età da U11 a U14. Secondo l’associazione, FOOTECO “mira a sviluppare il potenziale dei giocatori e mira a non selezionare i giovani giocatori troppo presto”. Si basa sui seguenti principi:

  • Educare al rispetto e al fair play
  • Rispetto per l’ambiente del giocatore
  • Dare priorità al modo rispetto al risultato
  • Enfasi sulla gioia di giocare
  • Limitare le aree di gioco
  • Favorire il numero di tocchi sulla palla
  • Aumentare l’intensità e il successo
  • Limitare il numero di giocatori nelle squadre
  • Garantire il tempo di gioco di ogni giocatore
  • Non favorire i giocatori alti
  • Non svantaggiare i piccoli giocatori

 

5. Conclusioni

L’obiettivo di ogni scuola calcio dovrebbe essere quello di fornire ai bambini e ai giovani un’istruzione adeguata all’età e all’età, al fine di svilupparli nel miglior modo possibile. Per fare ciò, i formatori responsabili devono ricevere un’adeguata formazione e sensibilizzazione su argomenti come la psicologia dello sviluppo, lo sviluppo fisico durante la pubertà e le cause della RAE. Inoltre, è importante che vengano insegnati metodi di formazione adeguati all’età da un lato e che offrano valide opportunità di sviluppo dall’altro.

Una contromisura efficace potrebbe sicuramente essere quella di affidare la posizione di coaching a specialisti dell’età professionalmente competenti che conoscono le rispettive fasce d’età e possono affrontare le peculiarità di questi e la formazione metodologicamente, psicologicamente, ma anche tecnicamente-tatticamente.

In ultimo, al fine di valutare le capacità dei giocatori non solo sulla base delle prestazioni mostrate nella competizione, è necessario creare anche l’ambiente appropriato in allenamento per poter analizzare i giocatori in modo specifico per il calcio. Ciò presuppone necessariamente creare forme di allenamento coerenti con il gioco. Più l’allenamento si avvicina all’ambiente reale e più le abilità tecnico-tattiche vengono promosse in modo efficiente, consentendo allo stesso tempo una migliore visione e analisi rispetto agli esercizi analitici.