"Ho perso molti top player perchè avevano lo sguardo solo sulla palla e non vedevano ciò che li circondava. Erano grandi giocatori, ma isolati dalla palla." Arsene Wenger
Durante le quotidiane sedute di allenamento la preparazione tattica della squadra occupa gran parte dell’attenzione di molti allenatori. Vengono per lo più curati ed analizzati gli aspetti strategici, le tattiche di squadra o di reparto, le interazioni con l’avversario, le condizioni ambientali (adattamenti alle condizioni del campo, ad esempio), il risultato o la considerazione generale della forma della propria squadra. Tuttavia, esiste un fondamentale fattore relativo a tutti questi aspetti che non sempre riceve le attenzioni che meriterebbe: la tattica individuale.
In questa analisi intendo soffermarmi su un aspetto specifico della tattica individuale, vale a dire la presa di informazioni e di posizione.
Le prestazioni individuali sono solitamente attribuite a termini generici come talento o, più semplicemente, alla qualità del giocatore, senza il più delle volte soffermarsi nello specifico sull’influenza dell’allenatore, sulla formazione del giocatore o – abbastanza banalmente – sulle cause di superiorità negli aspetti tecnici. Ad esempio, il successo complessivo del Barcellona di Guardiola è per lo più attribuito, oltre al genio dell’allenatore catalano, alle abilità individuali di Xavi, Iniesta, Messi e Co. Quel Barcellona viene considerato una generazione d’oro donata da Dio. Cosa sicuramente vera, tuttavia, questa generazione d’oro ha anche beneficiato della loro educazione ed è stata in grado di diventare ciò che è stata mescolando il proprio “talento” agli strumenti necessari per portarlo ad un livello esponenziale. A mio modo di vedere, infatti, non si può attribuire parte del successo complessivo del Barcellona degli ultimi anni all’accademia di calcio La Masia e alla sua educazione. Un aspetto che si può trovare nei giocatori di La Masia, infatti, è la grande capacità di saper guardare lontano e, addirittura, anche alle loro spalle.
Addirittura con gli anni, il modello formativo dei catalani è stato replicato da club esterni, ed oggi alcuni club della Bundesliga tedesca hanno trovato persino il modo di misurare quanto spesso i loro giocatori guardano le loro spalle in media al minuto.
Può sembrare un aspetto forzato, forse anche irrilevante, ma l’impatto di un movimento così piccolo, in realtà, può essere drastico nel Gioco.
Geir Jordet e gli studi sullo scanning
Geir Jordet è professore presso la Norwegian School of Sport Sciences dove conduce ricerche e insegna psicologia e prestazioni calcistiche d’élite. Recentemente il suo nome è diventato piuttosto noto grazie ai suoi studi sullo “scanning” nel calcio, iniziati alla fine degli anni ’90 ma divenuti pubblici solamente qualche anno fa grazie alle prime pubblicazioni sul tema.
Che cosa si intende per scanning? Jordet intende lo scanning come quel “movimento della testa in cui il volto di un giocatore è temporaneamente diretto lontano dalla palla per raccogliere informazioni in preparazione per il successivo coinvolgimento con la palla”. Ogni volta in cui gli allenatori consigliano ai propri giocatori di “controllare le spalle” prima di ricevere un passaggio, stanno effettivamente dicendo loro di “scansionare”.
Questo non riguarda solo i giocatori che hanno la palla, ma anche quelli che si trovano in posizioni di supporto o di attacco. Lo scopo principale dello scanning è acquisire una visione completa del campo, comprendere la posizione dei compagni di squadra, degli avversari e dello spazio libero, e prendere decisioni informate in tempo reale.
Con la scansione, un giocatore è in grado di esaminare le proprie opzioni prima di ricevere un passaggio. Possono raccogliere informazioni in una frazione di secondo sul movimento dei loro compagni di squadra e sul posizionamento dei loro difensori. Ciò migliorerà la velocità del loro processo decisionale ed esecuzione.
Nella ricerca di Jordet, la metrica primaria raccolta sono le scansioni al secondo o “frequenza di scansione”. Negli ultimi due decenni, ha raccolto dati su 250 giocatori professionisti e 200 giocatori giovanili d’élite sul numero di volte che scansionano nei dieci secondi prima di ricevere un passaggio. Non sorprende notare che i giocatori con il punteggio più alto nel set di dati raccolti includevano Xavi (0,83 scansioni / secondo), Cesc Fábregas (0,76 scansioni / secondo), Ilkay Gündoğan (0,66 scansioni / secondo) e Frank Lampard (0,62 scansioni / secondo).
Tuttavia la solo frequenza di scansione non è sufficiente. E’ assolutamente necessario, infatti, che ad essa venga abbinata una qualità di scansione tale per cui la quantità non risulti addirittura controproducente. Il video qui sotto aiuterà nella comprensione di quanto appena scritto.
Il giocatore di Heerenveen – spiega il professor Jordet – ha una frequenza di scansione piuttosto alta, cinque scansioni nei cinque secondi precedenti al passaggio, tuttavia il tempismo della sua presa di informazioni è tutto sbagliato. Ogni volta che il compagno di squadra tocca la palla, bisogna assicurarsi di avere gli occhi sulla palla, perché quello è il momento in cui l’area più rilevante dal punto di vista informativo sul campo è la palla. In questo caso questo giocatore non lo fa: distoglie lo sguardo dalla palla quando il compagno di squadra la tocca e guarda la palla quando il compagno di squadra non la tocca. Le conseguenze sono disastrose, non riesce a vedere il momento iniziale in cui la palla parte dai piedi del compagno e viene preso in contro tempo, quando ormai è tardi per riposizionarsi”.
Al contrario, nel proseguo del video, Jordet mostrerà una clip della stessa partita relativa a Martin Ødegaard, all’epoca in prestito agli olandesi dal Real Madrid e considerato uno scanner eccezionalmente bravo.
“Ha una frequenza ancora più alta rispetto al suo compagno, in più il suo tempismo è perfetto. Ogni volta che il suo compagno di squadra tocca la palla guarda la palla; tra un tocco e l’altro distoglie lo sguardo dalla palla e prende informazioni sull’intorno. Questo è il modo per aumentare la probabilità che i tuoi occhi siano esposti alle informazioni più importanti in qualsiasi momento. La chiave è che quando la palla viene toccata devi assicurarti di guardare la palla.
Questo è il problema che si vede spesso con i giocatori quando cercano di imparare a scansionare. Gli viene insegnato che bisogna scansionare e prendere informazioni e loro lo fanno, ma senza riuscire a vedere quando ci sono informazioni importanti intorno alla palla.”
La presa di informazioni per promuovere l’intelligenza del gioco
La scansione, o presa di informazioni, di un giocatore non ci dice tutto su di lui ovviamente, in quanto trattasi di una funzione piuttosto complessa, tuttavia fornisce una finestra sul processo di consapevolezza visiva che i giocatori hanno. È un assaggio della misura in cui i giocatori sono consapevoli di ciò che li circonda.
La capacità di presa di informazioni, infatti, implica l’abilità di vedere oltre ciò che è direttamente davanti a noi. Nel calcio, questo si traduce nell’essere in grado di percepire l’intero campo, compresi i movimenti dei compagni di squadra, degli avversari e degli spazi liberi. Questo allargamento dell’orizzonte visivo consente ai giocatori di avere una comprensione più completa della situazione in campo, contribuendo a prendere decisioni migliori e più informate.
L’assorbimento di informazioni sugli aspetti strategici e tattici nell’ambiente può inoltre facilitare i successivi compiti tecnici del gioco, come il dribbling o il duello offensivo per esempio. Un giocatore può essere tecnicamente perfetto, ma se si gira con le spalle verso l’avversario quando riceve la palla, molto probabilmente perderà la palla. Allo stesso modo, anche un giocatore tecnicamente più debole può incrementare le possibilità di successo nel mantenere il possesso nel momento in cui si sposta in spazi aperti con situazioni più semplici.
Prendere informazioni guardandosi intorno è quindi uno strumento fondamentale. Tornando a La Masia, i giovani calciatori sono addestrati fin dalla tenera età a guardarsi costantemente intorno e diventare consapevoli di ciò che li circonda per capire dove possono creare un pericolo con un passaggio, come poter ottimizzare le proprie corse o dove andare dopo aver ricevuto la palla.
Oggi, nel calcio d’elitè sono diversi – e di diversa provenienza – i giocatori in grado di controllare alla perfezione questo aspetto del gioco.
Un caso “atipico” di studio: Herling Haaland
Non è un caso che dei tantissimi gol di Herling Haaland, davvero pochi siano considerati gol spettacolari da un punto di vista estetico. Il norvegese si trova spesso al posto giusto al momento giusto per conclusioni di prima intenzione, ma se ciò avviene è per la sua straordinaria capacità di prendere informazioni sull’ambiente circostante durante lo sviluppo dell’azione offensiva e posizionarsi laddove secondo la sua capacità di lettura ed anticipazione si andrà a trovare la palla.
Nello studio del professor Jordet è emerso che i centrocampisti centrali fanno 0,53 scannerizzazioni al secondo. Significa che nei 10 secondi prima di ricevere la palla, distolgono l’attenzione da questa ben cinque volte. Gli attaccanti sono ultimi in questa statistica, ma Haaland si avvicina ai centrocampisti: circa 0,50 scan al secondo. Questa caratteristica, confermata dai dati, tipica di Haaland che lo avvicina ai centrocampisti per mindset, ne spiega in parte la capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ovvero la posizione migliore per ricevere il pallone e creare pericolosità.

Una delle situazioni presa in analisi è relativa al gol del momentaneo 2-2 segnato contro il Crystal Palace il 27 agosto 2022. Haaland scannerizza cinque volte in 6”80: sostanzialmente, prima di ricevere il pallone è conscio di ciò che sta accadendo attorno a lui. Poco prima del cross di Foden, è l’unico dei 14 giocatori in area a non guardare la palla.

Nella stessa partita, in occasione del gol del 4-2, Haaland si trova a dover gestire il suo marcatore distante appena 3,86 metri da lui in una situazione in cui viene lanciato a campo aperto. Prima di ricevere il pallone dal compagno di squadra l’attaccante norvegese guarda per ben due volte l’avversario. In questo modo riesce a fare la scelta giusta, coprendo il pallone con il corpo e tenendo l’avversario a distanza per andare a segno.

Haaland utilizza lo scanning anche in un altro modo. Quando è libero dagli avversari, non guarda la palla ma il portiere e la distanza dalla porta, così ha tutte le informazioni per andare a segno. Il caso in esame riguarda West Ham-Manchester City e il gol del 2-0, quando Haaland si presenta a tu per tu con Fabianski e lo batte.

Grazie allo scanning, Haaland è in grado anche di evitare il fuorigioco. Nella scorsa stagione (2022/23), infatti, gli sono stati fischiati solo due offside. Un dato incredibile anche in confronto ai migliori negli altri top 5 campionati europei.

Il centrocampista centrale nella presa di informazioni e di posizione
Dove il principio della presa di informazioni trova per via naturale maggiore applicazione all’interno del contesto di gioco, è la zona centrale del campo. Per via della posizione all’interno dello spazio di gioco, infatti, è in questa zona nevralgica che si vengono a verificare pressioni e/o forme di avanzamento dell’azione da ogni direzione. Questo fa si che una corretta preparazione della giocata, in termine di presa di informazioni e di postura, diventi di fondamentale importanza per la fluidità del gioco. La presa di informazioni e la presa di posizionamento non agiscono separatamente ma si influenzano reciprocamente. Un centrocampista centrale consapevole delle informazioni in campo sarà in grado di adattare il suo posizionamento di conseguenza. Allo stesso tempo, un posizionamento adeguato può fornire al centrocampista una visione migliore del gioco, consentendo di raccogliere informazioni più accurate.
"Quando ricevo il passaggio, dopo essermi già guardato intorno, penso se ho tempo per girare o se ho un difensore dietro di me. Questa è la prima cosa. Se sono sotto pressione, cerco di giocare con uno o due tocchi, o controllare la palla in modo tale che il mio marcatore non possa intercettarla. Fondamentalmente, sto cercando di guadagnarmi qualche metro di spazio in modo da essere in grado di non perdere la palla e permettere alla nostra squadra di avanzare" Xavi
Un posizionamento decisamente funzionale per un centrocampista centrale è quello in diagonale rispetto alla zona del pallone in una zona intermedia fra linee avversarie. Ricevendo la palla in questo contesto, si ha il tempo di guardare alle spalle ancora prima di ricevere e mappare la situazione circostante, permettendo al centrocampista di vedere come si muovono i due avversari nelle sue vicinanze, cioè il centrocampista avversario e il centravanti.
Se nessuno dei due giocatori si avvicina quando riceve la palla, potrà controllarla con molto spazio a disposizione. Posizionandosi in zone intermedie infatti le reazioni avversarie sono spesso incerte. In caso di pressione di uno dei due, grazie alle informazioni che gli danno molti e tempestivi sguardi alle sue spalle, un buon centrocampista ha anche opzioni pronte per tutte le altre situazioni.
Se è il centravanti avversario a orientarsi verso il centrocampista e portargli pressione, questi potrà voltargli le spalle durante il controllo o poco prima di ricevere la palla, coprendo palla e contemporaneamente voltandosi in direzione della porta avversaria, con l’intero campo davanti a sè.
Se è invece il centrocampista avversario a portare la pressione, allora potrà riconoscere la mossa dell’avversario con uno sguardo sopra la sua spalla e giocare ai difensori centrali, lateralmente o, con un buon posizionamento inziale, anche agli attaccanti.
"La prima cosa che ho imparato a Barcellona è stata quella di giocare a testa alta. Se ti guardi intorno solo dopo aver ricevuto la palla, allora come fai a sapere cosa sta succedendo? Ma se alzi la testa prima di controllare il passaggio del tuo compagno di squadra, noti immediatamente tutto lo spazio che hai. Sai dove si trova il difensore più vicino e dove sono le tue migliori opzioni per fare un buon passaggio. Ho avuto consigli meravigliosi nella mia carriera, ma quella lezione rimane ancora la più importante di tutte." Xavi
Certo, guardarsi alle spalle è solo un aspetto. Anche la corretta ricezione della palla attraverso la posizione del corpo ed una tecnica pulita giocano un ruolo importante. Ma la presa di informazioni attraverso un buon utilizzo dello scanning dell’ambiente circostante difficilmente viene affrontato nella teoria dell’allenamento. Perché?
Come insegnare la presa di informazioni e di posizione
In molti casi, le cose semplici vengono trascurate. Molte sessioni di allenamento si concentrano sull’ovvio: la tecnica di base, la fisicità, sequenze tattiche collettive, sia difensive che offensive, tralasciando alcuni aspetti di apparente minor importanza ma dalle ripercussioni esponenziali all’interno del contesto collettivo di gioco. Al fine di sviluppare in futuro queste competenze tanto trascurate, è ovviamente necessario prestargli maggiore attenzione nella formazione degli allenatori. A La Masia, per rimanere ancorarti all’esempio precedente e per prendere come riferimento la scuola calcio più popolare nel calcio mondiale, l’attenzione è rivolta non solo alla capacità di presa di informazioni, ma anche all’importanza degli spazi aperti attraverso la corsa con e senza palla o alla corretta direzione del controllo in relazione alle dinamiche del gioco e allo scaglionamento di base.
"Sembra facile, ma dominare queste abilità è difficile. È così che sopravvivo in partita. Non sono fisico, forte o alto, quindi devo sempre cercare spazio libero da cui posso creare qualcosa avendo il tempo di pensare, controllare la palla e cercare il passaggio successivo. Devo sempre pensare alla situazione di gioco e anche al compagno di squadra a cui sto passando la palla." Xavi
Allenare la presa di informazioni dovrebbe andare di pari passo con i principi base dell’allenamento calcistico. Naturalmente, la filosofia di allenamento dell’allenatore può variare, ma in linea di principio, nell’allenamento della presa di informazioni è consigliabile allenarsi il più vicino possibile al gioco secondo un approccio olistico.
Gli esercizi di allenamento dovrebbero quindi basarsi su situazioni di gioco reali, che, tuttavia, sono scelte in modo tale che una corretta presa di informazioni sia indispensabile per garantire fluidità di sviluppo all’esercizio. Ad esempio, alcuni mezzi operativi potrebbero essere rappresentati da forme di passaggio in cui diviene necessario orientarsi all’indietro in determinati momenti, un esercizio di duello con differenti avversari che possono attaccare il ricevente partendo da dietro la sua schiena, oppure ancora, esercizi di gioco posizionale in cui diventa importante giocare o ricevere al di fuori del campo visivo di un avversario, magari mantenendo in maniera “obbligata” il contatto visivo con un compagno di un altro reparto posizionato lontano.
L’obiettivo sarà che la componente motoria del guardarsi alle spalle diventi una seconda natura attraverso semplici esercizi. L’esecuzione del movimento finalizzato alla presa di informazioni dovrebbe essere ricordata più e più volte verbalmente da parte dell’allenatore, ma l’esatta implementazione spetta in linea di principio al giocatore. Dopo aver padroneggiato l’aspetto motorio in maniera corretta in relazione agli eventi dinamici direttamente circostanti del gioco, sarà quindi possibile passare a un quadro più ampio.
Il secondo step di apprendimento, infatti, dovrebbe prevedere la ricezione della palla non solo sotto la pressione diretta dell’avversario, ma anche in funzione degli spazi liberi e dei movimenti dei propri compagni.
Nel caso di giocatori molto giovani, tuttavia, potrebbero evidenziarsi non pochi problemi nel percorso all’apprendimento della presa di informazioni. Ciò è dovuto al fatto che i giocatori più giovani non sono ancora in grado di valutare il punto di arrivo del passaggio oltre a maneggiare con qualità le diverse dinamiche del gioco, come il passaggio, la ricezione della palla e il corretto tempo di scanning per guardare alle proprie spalle in piccoli intervalli di tempo prima di ricevere. Da un lato, ovviamente, sono necessari molta pazienza ed una corretta gestione dell’errore, dall’altro, bisogna “semplicemente” lavorare sulla tecnica, sulla capacità di anticipazione, sulla coordinazione e sulla presa di posizione per raggiungere un certo livello base di esecuzione.
Un mezzo allenante utile per questo tipo di giocatori inesperti potrebbe essere rappresentato dalla psicocinetica: invece della pressione dell’avversario, l’uso di determinati colori e segnali può anche essere usato per provocare la presa di informazioni. Un semplice esempio di esercizio potrebbe prevedere un giocatore che riceve un passaggio avendo alle sue spalle coni di diversi colori. Alla richiesta di un certo colore da parte dell’allenatore o del passante, il ricevente dovrà girare la testa, trovare il colore e orientare il controllo in direzione del colore indicato il più rapidamente possibile.
"Prima di ricevere la palla, guardo rapidamente per vedere a quali giocatori posso darla. Bisogna essere sempre consapevoli di ciò che ti circonda." Iniesta
Possibili esercizi
Rivisitazione di un gioco posizionale proposto da Julian Nagelsmann ai tempi in cui allenava l’Hoffenheim. Si tratta di un gioco di pozione 4vs4+2 in cui l’obiettivo di ciascuna delle due squadre è quello di passare da un vertice verde all’altro per realizzare un punto. Possibilità di inserire anche un jolly verde dentro al campo per favorire una fluidità di palleggio. Il focus dell’allenatore dovrà essere sul posizionamento dei giocatori della squadra in possesso, sui loro movimento negli spazi liberi e sulla frequenza e la qualità della loro presa di informazioni.

Nel secondo esercizio, una squadra gioca con un 1-2-1-2-1; cioè due diamanti, per così dire. L’avversario invece ha tre giocatori all’interno del campo.

Lo sviluppo dell’esercitazione prevede l’obiettivo per la squadra gialla di passare da un vertice all’altro, mantenendo un atteggiamento posizionale. La squadra rossa, che potrà muoversi liberamente all’interno del campo in funzione della palla, dovrà cercare la riconquista e segnare in una delle quattro porticine.