Non sempre è necessario guardare ai maggiori tornei nazionali o alle migliori competizioni internazionali per trovare spunti tattici da analizzare. In LegaPro una realtà interessante è costituita dalla Carrarese di Alessandro Dal Canto. Arrivato in gialloazzurro a luglio dello scorso anno, dopo un ottimo piazzamento nella stagione passata – quarto posto in campionato ed eliminazione al secondo turno dei play-off per mano dell’Ancona – si sta ancora riconfermando nelle parti alte della graduatoria del girone B della terza serie. E nonostante gran merito di questo attuale piazzamento sia dovuto alla buona organizzazione e solidità difensiva, in questo articolo intendo approfondire un particolare della fase offensiva che gli apuani padroneggiano in maniera piuttosto evidente: il movimento coordinato, e spesso contrario, dei suoi due attaccanti.
Il contesto tattico
La squadra di Dal Canto è un collettivo in grado di giocare un calcio piuttosto piacevole nell’interpretazione del suo sistema di gioco, un 3-5-2 piuttosto posizionale nell’esecuzione dei compiti di ciascun giocatore, senza particolari interscambi o rotazioni, ma con una buona organizzazione in entrambe le fasi e principi di gioco abbastanza chiari e definiti. Sono una squadra che durante il possesso ha dimostrato una buona propensione alla costruzione dal basso con una manovra ragionata e sviluppata attraverso il palleggio, l’utilizzo di passaggi filtranti, spesso in diagonale, e posizionamenti tattici che gli permettono di ottenere superiorità posizionale alle spalle delle linee di pressione.
In fase di non possesso, invece, variano la loro occupazione degli spazi compattandosi il più delle volte con otto giocatori sotto la linea della palla in quello che diventa un 5-3-1-1 con una difesa che si muove in funzione della palla e che aumenta la sua densità numerica permettendo ai suoi centrali di essere aggressivi nell’uscire sugli attaccanti avversari in zona di rifinitura, un centrocampo a tre e due attaccanti che garantiscono costantemente smarcamenti preventivi sopra la linea della palla.
Come anticipato, proprio il movimento degli attaccanti, è una delle costanti tattiche che più caratterizza il gioco della Carrarese. Nei contributi video che seguono ne ho analizzati alcuni.
Gioco relazionale a due
Il primo aspetto su cui mi intendo soffermare è la capacità evidenziata, in fase di possesso, di coordinare i movimenti dell’uno, il giocatore lontano dalla palla, in funzione delle scelte prese dall’altro, il giocatore più vicino alla zona in cui si trova il possesso. Nel video sotto si può notare come, dopo aver sviluppato il gioco eludendo la pressione per vie centrali, appena il centrocampista centrale si viene a trovare in situazione di palla aperta fronte alla porta si attivano immediatamente i movimenti dei due attaccanti: la ripresa video essendo televisiva non è ottimale e non permette di determinare con esatta precisione la partenza dei due, ma sul lato destro dello schermo si nota con chiarezza come, alla scelta di Panico, l’attaccante in verticale su palla, di attaccare la profondità con un movimento a uncino, segua l’immediato movimento contrario di Capello per ricevere sulla figura in zona di rifinitura. Il movimento opposto dei due attaccanti forza, ovviamente, la difesa a prendere scelte individuali e collettive. Nel caso specifico ogni difensore dell’Ancona segue il suo riferimento e questo crea, come visibile, ampi spazi orizzontali fra le maglie della difesa dei marchigiani, potenzialmente attaccabili con inserimenti di un terzo uomo, per esempio.
Lo stesso movimento è visibile qualche istante dopo, nella stessa partita. La Carrarese riconquista un pallone a centrocampo, e dopo aver consolidato in un primo momento il possesso, trova il passaggio diagonale per liberare un suo centrocampista. Non appena questo riceve si riattiva il movimento dei due attaccanti: quando Capello decide nuovamente di voler ricevere la palla nei piedi, abbassandosi, Panico, dopo aver preso informazioni – si nota come volga lo sguardo sul compagno per capirne le intenzioni – prova ad allungare gli spazi fra i reparti attaccando lo spazio alle spalle della linea, prima in maniera piuttosto interlocutoria poi, in seguito al filtrante per il proprio compagno sulla corsia laterale, in maniera molto più aggressiva.
La buona conoscenza e messa in pratica di questo basico principio offensivo dell’attacco a due è evidenziato dal fatto che, in seguito, gli stessi movimenti siano eseguiti dagli stessi interpreti in maniera contraria: nel video sotto è Panico a legare e Capello ad attaccare lo spazio.
Stessa partita, movimento differente. In alcune occasioni può essere conveniente o necessario attaccare la profondità con entrambi gli attaccanti. In tal caso diventa prioritaria una buona preparazione alla giocata senza palla, muovendosi sulla spalla lontana del proprio marcatore con un doppio scopo: cercare di uscire dal suo campo visivo, per rendere più difficoltoso e ritardato ogni tentativo di reazione e di difesa, e allargare lo spazio fra i centrali nel caso in cui questi decidano di muoversi di conseguenza allargando le loro posizioni nel tentativo di non perdere di vista gli attaccanti rivali.

Il posizionamento verticale degli attaccanti
In altre occasioni il tandem della Carrarese ha mostrato anche ottime capacità nel giocare con gli attaccanti “sfilati” sulla stessa linea linea verticale, un posizionamento che apparentemente potrebbe limitare le pericolosità offensive della coppia di attaccanti ma che invece, se ben sfruttato, può creare importanti soluzioni nell’ultimo terzo di campo.
Posizionare gli attaccanti in verticale contro una linea difensiva a 3 come quella attuata dal Gubbio, per esempio, ha permesso alla Carrarese di svuotare la densità centrale dei rossoblù facendo si che uno dei tre difensori uscisse sull’attaccante in posizione di trequartista. La giocata di prima di quest’ultimo, abbinata alla capacità di protezione palla con il piede lontano dall’avversario del vertice alto, ha fatto si che l’azione potesse progredire come “da manuale”: l’attaccante sotto, dopo la giocata (e nel caso specifico anche dopo un blocco eluso) si rimette immediatamente a disposizione del compagno per riceverne lo scarico mentre questo, liberatosi della palla, si predispone per ricevere nuovamente attaccando lo spazio alle spalle della linea correndo fronte alla porta.
Nel prossimo video è ben visibile come, anche senza la possibilità di giocare di prima intenzione verso il proprio compagno a causa di una ricezione troppo piatta, lo scaglionamento verticale vada a svuotare la difesa avversaria lasciando ampi spazi per le incursioni da dietro dei centrocampisti esterni e/o centrali. Nel caso specifico, per esempio, si può notare come dopo la giocata sul laterale di sinistra ci sia la possibilità di fornire un potenziale assist all’opposto che si libera in diagonale nello spazio davanti al centrale di sinistra, movimento vanificato dalla scelta del compagno di giocare un innocuo pallone in fascia all’attaccante che si viene a trovare in una posizione piuttosto scomoda e con la faccia rivolta alla linea laterale.
Non sempre però è necessario il tempo di gioco dell’attaccante in posizione di trequarti. Sfruttando il fatto che entrambi gli attaccanti si vengono a trovare sulla stessa linea di passaggio è possibile riuscire a “rubare” anche tempi agli avversari attraverso un movimento esca del primo attaccante il quale, dopo aver fintato di voler ricevere la palla sul corto – e presumibilmente dopo aver attirato la pressione su di sè di un avversario – lascia scorrere il passaggio per il compagno alle sue spalle. Agendo in questo modo si può cogliere di sorpresa la difesa avversaria ed in particolar modo il marcatore dell’attaccante più vicino alla porta avversaria. Infatti, se i fattori di spazio e tempo sono noti per i due attaccanti (l’attaccante alle spalle di ricevente sa che il suo compagno potrebbe farla sfilare e quindi potrà adattare i contromovimenti del caso, così come sa che lo spazio da attaccare sarà quello alle sue spalle) questi non possono essere prevedibili dai difensori, poichè non esiste alcun segnale precedente all’esca che possa far capire cosa farà il giocatore che sta per ricevere la palla.
Nell’azione sotto Capello lascia sfilare la palla per Simeri, ne raccoglie lo scarico e dopo aver saltato due uomini sbaglia il passaggio finale permettendo al difensore di intervenire sporcando il controllo del compagno e facendogli così perdere il possesso.