Dopo essermi chiesto se le seconde palle sono un elemento allenabile del gioco, ho scelto di focalizzarmi su un aspetto decisamente più estroso e spettacolare, la creatività.
La creatività è spesso vista come una delle qualità chiave nel calcio. Tuttavia, è spesso trascurata durante l’allenamento.
La ricerca di letteratura scientifica su questo argomento è piuttosto difficile. Non sono molti gli studi che trattano esplicitamente questo aspetto e la maggior parte di essi si riferiscono solo alla creatività come tratto della personalità e non specificatamente come un’abilità individuale nei giochi sportivi.
In questo articolo ho provato ad approfondire questo tema relazionandolo al calcio.
La relazione fra creatività ed intelligenza
Chiunque abbia dato un’occhiata più da vicino alla psicologia potrebbe aver sentito parlare del concetto di intelligenza creativa.
L’intelligenza creativa si basa sulla capacità di pensare in modo flessibile, di connettere idee apparentemente distanti e di trovare soluzioni originali a problemi complessi. Si tratta di un concetto che supera l’idea che chi è intelligente (e usa un pensiero convergente), non possa essere creativo (perché sa usare il pensiero divergente); e, viceversa, che chi viene considerato creativo non usi, per esserlo, anche una buona dose di intelligenza.
Semplificando il concetto potremmo affermare che le persone che non sono molto intelligenti non possono essere davvero creative, e che le persone molto intelligenti non necessariamente lo sono, ma hanno la predisposizione cognitiva per esserlo. Da questo punto di vista, le persone che risultano intelligenti anche solo in misura leggermente superiore alla media possono essere estremamente creative.

Possiamo definire la creatività del calciatore come la capacità di creare, inventare, immaginare. Delle tanti definizioni di creatività, lo psicologo ungherese Mihály Csìkszentmihàlyi (1998) indicò due caratteristiche chiave della stessa: deve essere inedita (intesa come innovatrice, originale) e utile (funzionale a qualcosa).
Una giocata creativa dunque, oltre ad essere originale dovrà essere utile per lo sviluppo del gioco stesso.
Per quanto riguarda l’intelligenza invece, Gardner (1983) pubblicò un testo (Frames of Mind) che rivoluzionò il concetto di intelligenza unitaria, presentando la sua teoria delle “Intelligenze multiple”. Per Gardner l’intelligenza è una capacità che si sviluppa attraverso la combinazione di diversi tipi di intelligenze. Nelle figura qui sotto vengono illustrate le nove tipologie che propone.

Quando giocano, i giocatori utilizzano la maggior parte di esse, anche se nel loro comportamento assume particolare importanza l’intelligenza corporale-cinestetica. Essendo una capacità sviluppabile, l’allenamento dovrebbe porsi l’obiettivo di potenziarla relazionandola, nella maniera possibile, con altri tipi di intelligenza che potrebbero risultare per lui utili come:
– l’intelligenza intrapersonale, che permette al giocatore di comprendere le sue caratteristiche intese come qualità e carenze
– l’intelligenza interpersonale, che permette al giocatore di comprendere gli altri
– l’intelligenza spaziale, necessaria per districarsi in un contesto dinamico come quello del gioco, dove il posizionamento e lo sfruttamento degli spazi sono la base dell’interpretazione del gioco.
Per il calciatore sarà fondamentale anche un’intelligenza creativa, intesa come un’intelligenza motoria che gli permetta di trovare risposte costanti e funzionali alle sollecitazioni del gioco. La maniera di promuovere questa intelligenza potrebbe dunque essere direttamente proporzionata con la qualità dell’allenamento. In particolare, gli allenamenti dovrebbero prevedere proposte esercitative che presuppongano un impegno cognitivo ed esecutivo in cui il giocatore possa pensare al “perchè” dell’esercizio, alla sua relazione con una certa maniera di giocare e ai pro e ai contro delle sue azioni.
Come si è già scritto infatti, l’intelligenza del giocatore facilita la sua creatività.
Il giocatore intelligente è quello in grado di comprendere il gioco e che, intendendolo, è anche in grado di innovarlo.
La massima evoluzione cognitiva e di conoscenza del gioco di un giocatore è quando questi diventa capace di anticipare ciò che avverrà. Coloro che hanno un’intelligenza superiore sono in grado di predire quale sarà l’opzione migliore grazie ad un’ottima lettura del gioco e ad un alto livello di concentrazione sulle informazioni rilevanti.
La creatività in età formativa
In fase di reperimento del materiale di studio necessario per scrivere questo articolo mi sono imbattuto in un interessante studio sperimentale di Raab, Hamsen, Roth e Greco (2001) che ha evidenziato come i bambini brasiliani con stimoli ampi e esperienze di gioco non guidate (in altre parole i bambini che si sono formati per mezzo del calcio di strada) abbiano mostrato più creatività rispetti ad altri bambini di nazionalità tedesca che avevano ricevuto una formazione specifica per il gioco attraverso un’istruzione di alto livello in club sportivi.
Lo studio, di fatto, ha evidenziato gli effetti positivi che le situazioni di gioco non guidate hanno sulla creatività. In esse il bambino verrà immerso in una moltitudine di variabili impreviste e sarà lui stesso a dover pensare alla soluzione migliore per risolverla. Campi irregolari, avversari eterogenei, interferenze ambientali di ogni tipo sono tutti ostacoli imprevisti in grado di riorganizzare la capacità cognitiva del giovane calciatore e potenziare la sua capacità di adattamento e predizione, fomentando l’autoapprendimento.
Quando si gioca in forma libera inoltre si sperimenta costantemente l’apprendimento per prove ed errori. Gli sbagli non vengono penalizzati e servono solo come misura per poter provare nuovamente la stessa giocata o inserire all’interno della stessa differenti variabili per renderla efficace. L’apprendimento ottenuto attraverso questo contesto permette di conseguire una forma di destrezza estremamente specifica, rinforzando la capacità sensoriale adattata ad un calcio basato sulla spontaneità.
Il gioco in forma libera potrebbe dunque essere una prima importante chiave per sviluppare l’intelligenza e formare giocatori creativi.
Daniel Memmert, professore dell’Università dello Sport di Colonia ed autore del bellissimo libro sull’allenamento cognitivo “The mental game”, identifica sei possibilità per allenare la creatività tattica:
- Gioco deliberato: forme di gioco non strutturate e libere, senza istruzioni o feedback in maniera tale che il giocatore possa provare una moltitudine di soluzioni differenti
- Gioco unidimensionale: attraverso la ripetizione di situazioni simili o di forme di gioco che possono migliorare determinate abilità tecniche attraverso differenti soluzioni.
- Diversificazione: utilizzo di differenti abilità attraverso il gioco unidimensionale
- Coaching deliberato: nel gioco unidimensionale, non dare istruzioni ma focalizzare l’attenzione solamente sul comportamento del giocatore
- Motivazione deliberata: vengono fornite al giovane giocatore delle istruzioni che incoraggiano l’utilizzo e la ricerca di forme di soluzione creative.
- Pratica deliberata: forma di esercizio strutturata per un determinato compito che possa portare ad esplorare e ripetere soluzioni creative ma efficaci.
Potremmo dire che nello schema di Memmert sopra menzionato, il “Gioco deliberato” e il “Coaching deliberato” rappresentano forme esercitative non guidate, i “Giochi unidimensionali” e la “Pratica deliberata” rientrano nell’apprendimento ludico, mentre la “Motivazione deliberata” e la “Diversificazione” sono forme di allenamento appartenenti ad una forma di gioco maggiormente versatile.
Tuttavia, il gioco senza istruzioni non è raccomandato senza riserve. Gli sport di squadra dinamici, in particolare, sono così tanto complessi che non sempre risulta raccomandabile procedere senza alcuna linea guida strategica; talvolta la troppa libertà di gioco o di struttura potrebbe impedire l’utilizzo di determinate abilità tecniche o fisiche, inoltre qualsiasi interazione all’interno della squadra non sarebbe pianificabile e il risultato del gioco sarebbe quindi affidato al caso, o forse, al caos.
Ecco perchè è importante che l’intelligenza del gioco sia trasmessa anche attraverso regole, linee guida e specifiche chiare nei contesti di gioco. La creatività, d’altra parte, si sviluppa in modo diverso, non direttamente trasmessa, ma creata attraverso un determinato ambiente.
La creatività, d'altra parte, si sviluppa in molte modalità differenti, modalità non trasmesse direttamente, ma create attraverso un determinato tipo di ambiente.
L’importanza dell’ambiente nello stimolo della creatività
L'insieme delle caratteristiche di un giocatore viene determinato non solo per il suo genotipo (la sua costituzione genetica), ma anche per le condizioni ambientali in cui si è sviluppato. Pertanto la creatività del giocatore dovrà essere fomentata attraverso le pratiche di allenamento.
C’è un bellissimo passaggio del libro di Gianluca Vialli “The italian job” in cui l’ex bomber della Sampdoria sottolinea l’importanza delle condizioni ambientali del gioco in età formativa e come esse abbiano avuto un importante impatto sulla sua formazione come tipologia di calciatore. Poche righe che dovrebbero però far riflettere molto su come l’ambiente – e dunque anche le forme di esercitazione che quotidianamente creiamo per i nostri giocatori – possa incidere nello sviluppo delle abilità dei giovani:

Secondo l’allenatore spagnolo Manolo Ruiz Perez arrivare all’eccellenza nello sport attraverso la creatività non è una questione esclusiva del talento, ma che si può raggiungere attraverso forme di allenamento ben disegnate, variate ed ottime. L’allenatore ha dunque un’importanza ed una responsabilità capitale. Ha il compito di strutturare esercitazioni nuove, aperte, che stimolino i giocatori ogni volta a superare loro stessi e che possano offrire loro molteplici possibilità di azione, stimolando la loro capacità di creare ed innovare.
Quando ci riferiamo ad allenare la creatività non si tratta di insegnare a calciare di rabona o di inculcare nei giovani calciatori una serie di gesti tecnici creativi, ma di allenarli ad essere creativi.
Il giocatore in età formativa deve abituarsi a non aver paura dell'improvvisazione e ad essere protagonista della creazione di nuove risposte al gioco.
Più che essere un “giocatore obbediente” sulla base di rigide regole ed ordini inflessibili, l’allenamento dovrà promuovere la scoperta e lo sviluppo delle capacità individuali dentro ad un contesto collettivo di squadra. In questo modo il giocatore non sarà un mero ricettore di istruzioni, ma un assimilatore di concetti di gioco con capacità per modificarli e rinnovarli a suo beneficio. Un aspetto, quest’ultimo, toccato anche da Cesc Fabregas in questa sua intervista, in cui rimarca l’importanza e i benefici della libertà di scelta sia nella sua carriera da giocatore che in quella attuale da allenatore:

Un altro fondamentale aspetto da tenere in considerazione per lo sviluppo della creatività è la relazione con l’errore.
Durante il gioco l'errore deve essere considerato come una parte del processo e come una via per promuovere la creatività.
Una forma di allenamento ottima dovrebbe pertanto promuovere gli errori affinchè i calciatori possano scoprire le proprie capacità individuali e svilupparle a beneficio della squadra.
Così come le condizioni ambientali, infatti, anche le condizioni di apprendimento che si propongono al giovane calciatore sono un aspetto determinante per lo sviluppo della struttura creativa. Una didattica che stimola l’esplorazione, la libertà di risposta e con una ricca presenza di stimoli, risultano molto importanti, anzi fondamentali, nel favorire risposte creative del giocatore.
Allenare la creatività
Proverò ora a trattare la questione dell’allenamento della creatività da un punto di vista maggiormente pratico, proponendo un criterio metodologico che ogni proposta esercitativa dovrebbe tenere in considerazione per lo sviluppo della struttura creativa del calciatore:
- Variabilità di esecuzione del movimento: le esercitazioni dovrebbero prevedere differenti modalità di esecuzione, promuovendo il costante adattamento del gesto da un punto di vista motorio e tecnico (differenti gesti tecnici)
- Variabilità di condizioni esterne: attraverso la combinazioni della variabili spazio, tempo, avversari o regole di provocazione, promuovere l’apparizione – o talvolta anche l’inibizione – di determinati comportamenti
- Variabilità nella ricezioni delle informazioni: modificare gli stimoli necessari affinchè il giocatore realizzi movimenti efficaci e vari una volta ricevute le informazioni dell’intorno (differente quantità di stimoli, interferenze contestuali…)
- Variabilità nella presa di decisione: diverse possibilità di soluzione al problema
- Esercitazioni in stato di fatica: abituarsi da un punto di vista tanto fisico quanto mentale a risolvere problemi in stato di fatica, come accade durante la competizione
- Combinazione di movimento: le esercitazioni dovrebbero prevedere la possibilità di effettuare diverse combinazioni di movimenti (controllo, passaggio, dribbling, tiro, ecc.)
Alla luce di ciò, per facilitare la struttura creativa dei giocatori durante gli allenamenti è necessario:
1. Allenare la libertà di creazione dei giocatori attraverso esercitazioni che presuppongano un ventaglio di soluzioni il più ampio possibile, le quali non dovranno dunque essere statiche e ripetitive. L’incertezza è parte del gioco e il giocatore deve essere pronto a navigare dentro di essa, adattandosi ai cambi e alle novità che può presentare.
2. Creare esercitazioni aperte che presuppongano apprendimento e pratica dell’abilità motoria e, con essa, della creatività del giocatore. Un’attività che richiede una pratica motoria povera, ripetitiva ed invariabile condurrà alla creazione di schemi stereotipati. Le soluzioni dovranno essere relazionate al contesto di squadra, ma allo stesso tempo non dovranno limitare l’improvvisazione e la creazione di nuove forme di esecuzione.
3. Proporre varietà di situazioni di gioco negli allenamenti per creare la capacità nei propri giocatori di saper affrontare sfide sempre nuove e differenti durante la competizione. In questo modo si crea un calciatore in grado di rispondere agli eventi incerti del gioco.
Ruiz Perez e Sanchez Bañuelos (1997) indicano che i giocatori allenati con pratiche ripetitive hanno una minor possibilità di risposte motorie comparati con pari età allenati con attività variate. Forme di esercizio eterogenee dunque produrranno schemi motori più potenti e adattabili per ogni tipo di situazione, potenziando il “principio della potenza prospettiva” (Roca e Lleida, 2014), ossia la capacità del giocatore di risolvere una situazione in più maniere differenti.
4. Considerare la variabile prova-errore/apprendimento. Il gioco del calcio è basato sugli errori. A fronte di esso si modifica il proprio comportamento affinchè si possa trovare la soluzione più efficace al problema. Esiste un’unica maniera per risolvere tecnicamente un problema? Nel gioco del calcio esiste una tecnica ideale per ogni giocatore e per ogni momento, per questo non si può standardizzare il suo insegnamento ed il suo apprendimento (ne ho parlato più approfonditamente in questo articolo). Per questo gli errori devono essere accettati come parte del processo formativo, cercando di eliminare nel giocatore la paura dello sbaglio, promuovendo invece la ricerca di soluzioni creative.
5. In ultimo, non è solo il tipo di esercizio ad essere importante, ma anche la periodizzazione. Un fattore fondamentale da tenere sempre in considerazione, ovviamente, è l’età in cui una cosa viene fatta. Le ultime scoperte nel campo delle neuroscienze sembrano indicare che la creatività si sviluppa molto presto nelle nostre vite e una volta consolidata nel corso degli anni si stabilizza come l’intelligenza. Pertanto, sarebbe importante che i bambini potessero praticare un gioco molto versatile e variabile fin dai primi anni di vita per sviluppare la loro creatività ludica. In questo caso, all’inizio, saranno preferibile farlo sempre attraverso forme di gioco libere e prive di istruzioni. L’ apprendimento per scoperta nelle prime fasi dell’apprendimento è infatti un ottimo strumento per assicurare lo sviluppo della creatività e dell’intelligenza del gioco.
Conclusioni
Come quasi sempre faccio, per scelta non ho inserito all’interno di questo articolo nessun esempio di proposta pratica. Questo è dovuto al fatto che sia per questo scritto che per l’idea alla base di questo sito, il “perchè” è ritenuto più rilevante del “come“.
Le forme di esercizio vicine alla realtà del gioco sono adatte a entrambi gli aspetti, l’intelligenza del gioco e la creatività del gioco. Poiché le forme di gioco sono dinamiche e il contesto varia sempre, c’è sempre la possibilità di allenare sia la creatività che l’intelligenza del gioco allo stesso tempo e in modo efficiente.
Mi limito solamente ora, in fase di conclusione a descrivere brevemente un mezzo utilizzato qualche anno fa durante una seduta di allenamento di una squadra dilettantistica di bambini della categoria Pulcini, che è stata piuttosto efficace e divertente: una partita giocata 4 contro 4 su un campo di gioco a forma di diamante. Questo ha alienato i bambini dalla classica forma di gioco 5 contro 5 su un campo rettangolare costringendoli a dover eseguire azioni “speciali” e per loro insolite.
Il concetto di allenamento della creatività nel gioco del calcio non solo è spesso sottovalutato, ma talvolta anche mal valutato. Supportata dall’intelligenza di gioco e da un giusto modello di formazione, la creatività del gioco può essere allenata per creare giocatori in grado di seguire le linee guida strategiche della squadra trovando, allo stesso tempo, “soluzioni ingegnose” a seconda della situazione.
La creatività è una maniera di essere intelligenti e il calcio necessità maggiormente di ingegno piuttosto che di automatismi. Promuovere l’originale ci permette di identificare e creare nuovi modelli tecnico-tattici e favorisce l’apparizioni di azioni efficaci e di giocatori “cercatori di soluzioni”.